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La lavandaia notturna in Europa occidentale
La lavandaia notturna è una figura piuttosto curiosa, che riemerge nel folklore di diverse parti dell’Europa Occidentale. Può essere un personaggio del tutto soprannaturale, proveniente da un altro mondo, oppure può essere un morto inquieto, spettro o cadavere che si può incontrare di notte in campagna, impegnato a scontare la propria pena e spesso, ma non sempre, desideroso di dividere con altri le proprie sofferenze. Alcune sono esseri fatati, disponibili ad aiutare col bucato le persone che chiedono gentilmente aiuto, ma qui non ce ne occuperemo: la categoria è troppo ampia e si deve porre un limite ben preciso al tipo di lavandaia di cui si vuole parlare. Qui tratterò soltanto di quelle che, in una forma o nell’altra, sono collegate alla morte. Ne avremo più che a sufficienza.
La lavandaia notturna, come morto inquieto o come messaggera della morte, compare tanto nelle isole Ebridi quanto in Sardegna, in Bretagna come sulle Alpi. Potremmo andare molto più lontano, allentando un poco la sua definizione, ma non accadrà in questa sede, dove ci accontenteremo al massimo di brevi incursioni, a titolo di confronto, ma anche per mostrare come in certe zone i confini siano piuttosto labili. Sia come sia, la donna morta che fa il bucato di notte sarà più che sufficiente per tenerci occupati a lungo, come vedremo.
La sua descrizione può cambiare molto, a seconda del luogo, ma sul suo sesso non ci sono mai dubbi. È una donna, sempre e comunque. Fin qui niente di strano, ovvio. Fare il bucato è sempre stato un lavoro riservato alle donne, almeno da quando si lavano i panni, proprio come la tessitura è attività prettamente femminile, almeno in Eurasia: tra gli Hopi del Nordamerica, invece, sono gli uomini a tessere, mentre le donne costruiscono le case in cui vivono, ma questo è un altro discorso e non ci interessa al momento.
Tessitura e filatura, in Europa e dintorni, erano lavori prettamente femminili e lo sono rimasti fino a poco tempo fa. Nel folklore e nella mitologia, queste attività quotidiane hanno dato vita a immagini e personaggi indimenticabili, figure divine che, per analogia con le attività umane, tessevano e filavano la sorte degli uomini e del mondo intero. Abbiamo avuto le Norne, le Parche, le Moire e così via: spesso ma non necessariamente in tre, usavano gli esseri umani come i fili del loro lavoro quotidiano, intrecciandoli, separandoli e tagliandoli in base a regole e leggi note soltanto a loro. A un livello più basso, il folklore europeo è ricolmo di storie di tessitrici e filatrici, impegnate in gare e lavori di ogni tipo, dove spesso le donne umane si contrapponevano a donne soprannaturali, oppure dove “fate” di vario tipo venivano in soccorso alle colleghe umane, aiutandole a superare una qualche prova. Sempre a un prezzo, però, che poteva anche essere molto alto.
Il bucato, pur essendo attività femminile come tessitura e filatura, non ha prodotto storie e personaggi di livello altrettanto elevato. Non proprio, quantomeno. Non esattamente. Nel mondo delle lavandaie, le figure soprannaturali non mancano e alcune sono piuttosto terribili, pur avendo oggi un rango piuttosto basso. Ma lo hanno sempre avuto? Questo è molto più difficile da decidere. Perché le lavandaie che compaiono nel folklore europeo svolgono sicuramente il lavoro da cui prendono il nome, ossia lavare i panni, ma hanno anche ruoli ulteriori più indefinibili, che possono variare sensibilmente da un paese all’altro, anche tra villaggi confinanti. La lavandaia notturna, in particolare, è un personaggio complesso, in limine, con un piede in un mondo e un piede nell’altro. Un personaggio che spesso sconfina ben oltre i limiti della semplice lavandaia, suggerendo quasi di essere al confine tra la vita e la morte. Forse controlla quel confine, in un certo senso.
La lavandaia notturna frequenta quei luoghi in cui le donne sono solite andare a lavare i panni, o almeno i luoghi in cui le donne erano solite andare a lavare i panni, prima dell’avvento delle lavatrici. Se il giorno è il periodo riservato alle lavandaie normali, vive, la notte è un tempo che appartiene soltanto alla lavandaia notturna, come il nome stesso ci suggerisce. Il tempo dei morti, insomma. Perché la lavandaia notturna è una morta, spesso. Anche quando non lo è, il suo legame col regno dei morti è fin troppo evidente per poterlo mettere in dubbio. Se sei vivo e sconfini nel suo monto, le conseguenze potrebbero non essere piacevoli per te.
La lavandaia notturna lava i panni. A volte sono i suoi panni, a volte sono quelli di altre persone. Quando lava i propri panni, di solito è per cancellare una qualche colpa, un peccato, un errore. Quando lava i panni di altri, è per prepararli alla sepoltura. Perché il tipo di panno che lava più spesso è proprio un sudario, o almeno qualcosa di simile a sufficienza da poterne fare le veci. A volte, quel sudario avvolge un morto. Un bambino morto. Questo è probabilmente il tipo più nero tra tutte le versioni della lavandaia notturna: la lavandaia che deve scontare la pena soprannaturale per un infanticidio che ha commesso in vita. Uno o più infanticidi.