Il cervo col corno d’oro – Un esempio di storia ainu
Il mio antenato più remoto teneva un cervo. Era solito legargli i simboli divini alle corna. Allora il cervo saliva in montagna e riportava con sé molti altri cervi. Quando questi arrivavano fuori della casa, il mio antenato uccideva i cervi che il suo cervo gli aveva portato dalle montagne, e così ne fu molto arricchito. Il nome del villaggio in cui questo cervo era tenuto era Setarukot.
Poi ci fu una festa nel villaggio vicino. Così l’uomo che teneva il cervo andò là per la festa, assieme a tutti i suoi seguaci. Soltanto sua moglie rimase indietro col cervo. Allora un uomo chiamato Tun-uwo-ush [ossia “alto come due uomini”], dal villaggio di Shipichara, avendo un cuore molto malvagio, venne a rubare quel cervo. Trovò soltanto il cervo e la donna a casa. Rubò sia la donna che il cervo e fuggì via con loro. Così l’uomo che teneva il cervo, arrabbiatosi molto, lo inseguì per combatterlo. Essendo tre fratelli, ci andarono tutti e tre assieme. Così Tun-uwo-ush chiamò in aiuto tutti i suoi vicini. Chiamò un grande numero di uomini. Allora questi tre fratelli si riunirono per combatterlo. Siccome c’erano tre di loro, il fratello maggiore, dopo aver ucciso una sessantina di uomini, alla fine fu ucciso lui stesso. Il secondo fratello uccise una ottantina di uomini e poi fu ucciso lui stesso. Allora il più giovane fratello, vedendo come stavano le cose, pensò che sarebbe stato inutile continuare a combattere da solo. Per questo motivo fuggì via. Dopo essere scappato, tornò al villaggio. Giunto al villaggio, arrivò a casa sua. Allora invocò l’aiuto di tutti i vicini. Invocò anche l’aiuto di quegli ainu che abitavano nella terra dei giapponesi. Così partì con molti uomini. Essendo partito, combatté contro Tun-uwo-ush. Nella guerra, uccise Tun-uwo-ush e tutti i suoi seguaci. Allora si riprese indietro sia il cervo che la donna. Questa fu l’ultima delle guerre degli ainu.
(Tradotta letteralmente. Raccontata da Ishanashte l’8 novembre 1886.)
Commento
Una curiosa tradizione ainu presentava i cervi come di origine celeste. Fin qui, nulla di strano: sono molti gli animali che sarebbero scesi dal cielo. La cosa curiosa è che, quando vivevano in cielo, i cervi sarebbero stati i cani da caccia delle divinità celesti, usati per dare la caccia alle lepri, che invece erano i cervi celesti. Qui troviamo un cervo che raduna gli altri cervi e li porta a casa del padrone, come una sorta di Judasgoat che conduce gli altri animali al macello. Un altro particolare interessante è il nome del villaggio in cui si trova il cervo: seta è una parola ainu che significa “cane”. Ma forse in questo sto leggendo troppo ed è meglio accantonare le etimologie più o meno accettabili.
Nonostante nel titolo si parli di corna d’oro, o almeno di un corno d’oro, nella storia non ne troviamo traccia. Alle corna del cervo erano appesi inau, d’accordo, ma gli inau sono bastoni intagliati, sono fatti di legno, e non hanno alcun rapporto con l’oro. Forse dovremmo chiedere a Chamberlain, ma per questo è ormai un po’ troppo tardi. In tema di cervi e di corna, però, è interessante la parola paratek-yuk, che secondo Batchelor indicava un cervo dalle corna deformi: secondo una superstizione ainu, sempre riferita da Batchelor, chiunque avesse ucciso questo cervo sarebbe poi morto a breve distanza, anche se non è specificato il come o il perché. Considerato che la parola paratek significa “le mani”, questa deformità consisteva forse in corna troppo simili alle mani di un essere umano? Chissà.