Il corvo arrabbiato
Un uomo arrivò a un certo villaggio – da dove non si sa, - vestito solo di una belle veste nera. Mentre era là, fu preparato del sake. Quando gliene offrirono un poco da bere, ne fu molto contento, e allora danzò. Poi, dopo essere uscito dalla casa, rientrò nella casa con un pezzo di solido escremento nella bocca, e lo depose nell’alcova. Siccome il padrone di casa si arrabbiò e lo picchiò, lui, che era un grosso corvo, volò fuori da una finestra, facendo un suono «Kā! kā!» Per questa ragione, anche i corvi sono creature da temere. State molto attenti!
(Tradotta letteralmente. Raccontata da Penri l’11 luglio 1886.)
[In un’altra versione di questa storia, che mi è stata riferita dal signor John Batchelor, il corvo, arrabbiato per non aver ricevuto un invito a una festa organizzata da alcuni degli uccelli più belli, volò alto nel cielo con un duro pezzo di escremento in bocca e lo lasciò cadere nel mezzo della festa, causando grande confusione tra gli ospiti. Alcuni degli uccelli più piccoli si consultarono tra di loro su quanto fosse opportuno intervenire per ristabilire l’armonia dell’occasione, ma alla fine decisero che non era compito loro, che erano stati ugualmente esclusi dalla lista degli invitati, andarsi a immischiare in quella faccenda. Morale: se dai una festa, invita tutti i tuoi amici. Se qualcuno è escluso, si sentirà sicuramente ferito.]
Commento
Il corvo e gli escrementi: un abbinamento che agli ainu sembra piacere, almeno quando raccontano storie. Esistono più varianti di questa vicenda: alcune quasi uguali tra loro, altre si discostano di più, ma il motivo di base rimane sempre lo stesso. E quale sarebbe questo motivo? Un corvo che disgusta tutti i partecipanti a una festa con un grosso pezzo di escremento. Non ho la minima idea di quale sia il motivo per cui è stata scelta proprio una scena del genere, ma tant’è.
La seconda versione di questa storia, che sarebbe stata riferita a Chamberlain da Batchelor, potrebbe forse essere quella che troviamo a pagina 53 di Ainu life and lore. Se non altro, è la sola storia simile che io sia riuscito a trovare spulciando i testi di Batchelor, al momento. La riporto di seguito, a titolo di confronto: la traduzione dall’inglese è mia, ovviamente.
“Una volta, un bel piccolo passero raccolse del miglio, lo mise in sei barilotti e li sistemò a fermentare presso la finestra orientale. Passati alcuni giorni, le divinità vollero che fosse diviso anche con loro. L’odore della fermentazione riempiva tutta la casa. Quando fu filtrato e giunse il tempo stabilito per il festino di bevute, venne una grande folla di divinità e la festa fu ben fornita di partecipanti. C’erano aquile e ghiandaie, corvi e uccelli d’acqua, falchi e cornacchie, e molti altri tipi di uccelli. Tutti furono molto contenti del vino delizioso. Mentre gli altri bevevano, la ghiandaia si alzò e danzò davanti alla compagnia. Uscì dalla casa e, quando ritornò, teneva una ghianda nel becco e la lasciò cadere dentro la botte. Questo migliorò il sapore del vino e le divinità ne furono contente. Poi fu il corvo a danzare. Anche lui uscì, ma quando rientrò aveva un pezzo di escremento nel becco, che portò e gettò dentro il vino. Questo lo rovinò e causò molta rabbia. Pareva proprio che il povero corvo sarebbe stato fatto a pezzi. Così i padroni di casa uscirono e chiamarono il picchio, chiedendogli di venire a fare da paciere. Lui però disse: «O passero, tu hai preparato il vino, ma non mi hai invitato alla tua festa. Per questo non ti verrò ad aiutare, adesso, anche se il litigio è così grosso.» In seguito mandarono a chiamare il beccaccino, ma diede la stessa risposta. Siccome non si trovò nessuno che volesse fare da paciere, il povero corvo fu ucciso.”
Per concludere, possiamo aggiungere che esiste un kamui yukar, ossia un canto mitologico, che racconta sempre la stessa vicenda, ma l’ho già tradotto in un’altra sede e non vale la pena di ripeterlo qui.