Adriano - racconti e altro

Il lupo

Una povera donna morendo chiamò vicino tre sue figliuole e così loro parlò: Sentite, figlie mie care, tra poco io sarò morta e voi rimarrete sole a questo mondo. Quando io sia mancata, fate così. Andate a trovare i vostri zii e fatevi costruire una casetta per ciascheduna, e vogliatevi bene.

Poco dopo morì, e le tre giovani, piangendo, uscirono. La più vecchia chiamavasi Caterina, l’altra Giulia e la più giovane Marietta. Si mettono in via, e poco dopo incontrano un loro zio, stuoiaio. La Caterina lo saluta e gli dice: Sentite, buon zio, nostra mamma è morta; voi, che siete così buono, fatemi una casetta di stuoie. - Lo zio l’accontentò e la casetta di stuoie fu bell’e fatta.

Le altre due sorelle vanno innanzi, e incontrano un loro zio falegname. La Giulia gli va incontro, lo saluta e gli dice: Sentite, buon zio, nostra mamma è morta, e voi dovreste farmi una casetta di legno. -

-Ben volentieri, - rispose lo zio, e la casetta di legno fu bell’e fatta.

Rimasta sola la Marietta, continua la sua via e poco dopo s’abbatte in un suo zio fabbro. Lo saluta e gli dice: Caro zio, sentite, la mia buona mamma è morta, mi fareste voi il servizio di costruirmi una casetta di ferro?

- Subito, rispose il fabbro, e la casetta fu bell’e fatta.

In sulla sera il lupo venne alla casetta della Caterina; picchiò l’uscio.

- Chi è? - domandò la ragazza.

- Sono un povero pulcino, tutto bagnato, aprimi per carità.

- Vattene, chè sei il lupo, e mi vuoi mangiare.

Il lupo dà una spinta all’uscio, entra, e in un boccone si mangia la Caterina.

Il giorno dopo le due sorelle vanno a trovare la sorella maggiore e vedono l’uscio aperto, e dentro non c’è nessuno. Dicono: Oh! poverette noi, certo il lupo l’ha mangiata la nostra povera Caterina.

Verso sera il lupo va alla casetta della Giulia, picchia l’uscio e la ragazza domanda: Chi è?

- Sono un pulcino smarrito, mezzo morto dal freddo, dammi ricovero per pietà.

- No, chè tu sei il lupo, e mi vorresti mangiare, com’hai mangiato la mia sorella.

Il lupo dà una spinta all’uscio, entra e fa un boccone della Giulia.

Al mattino la Marietta si desta, e va per trovare la Giulia, non la trova e subito dice tra sè: certo il lupo me l’ha mangiata. Oh! poveretta me, ormai son rimasta sola a questo mondo.

In sul far della notte il lupo va alla casa della Marietta.

- Chi è?

- Sono un povero pulcino, tutto bagnato per la pioggia, lasciami entrare, te ne prego.

- Vattene, chè sei il lupo e vuoi mangiarmi, com’hai mangiato le mie due sorelle.

Il lupo dà una spinta all’uscio, ma questo era di ferro, e si ruppe una spalla. Urlando per il dolore, corre zoppicando dal fabbro e si fa acconciare la spalla con dei chiodi. Poi torna dalla Marietta, e stando presso l’uscio dice: Senti, la mia Mariettina, io mi son rotto una spalla per colpa tua, chè non m’hai aperto, pure ti voglio bene. Se tu domattina vieni meco, alle nove, andremo a cogliere de’ ceci in un campo qui vicino.

La ragazza rispose: Volentieri io ci verrò: viemmi a prendere. - Ma ell’era troppo astuta; s’era immaginata che il lupo voleva tirarla fuori di casa per mangiarsela. Perciò all’indomani s’alzò di buon’ora prima del sole, andò nel campo de’ ceci e ne raccolse un grembiale ben pieno, poi tornò a casa, li mise a cuocere e getta fuori della finestra le bucce. Alle nove viene il lupo e la chiama: Marietta mia bella, vieni dunque meco nel campo de’ ceci.

- No, che non ci vengo, balordo; guarda un po’ lì sotto la finestra e vedrai le bucce, chè io già ho raccolti i ceci, e a te non ne resta che la voglia.

Il lupo se ne andò stizzito. Venne ancora in sulla sera dalla Marietta, e disse: Domattina io t’aspetto alle nove, che andremo in un campo qua vicino a coglier lupini.

- Volentieri, - rispose la giovane, - alle nove io verrò. - Ma anche questa volta, levatasi molto per tempo, andò al campo, colse i lupini e se li recò a casa. Li mise a cuocere e gettò fuori della finestra le bucce. Il lupo alle nove viene a prender la Marietta, e questa ridendo mostra le bucce. Al lupo monta la stizza, e giura che vuol vendicarsi. Pure non si mostra corrucciato, anzi con voce carezzevole dice: Bricconcella, me l’hai fatta! E sì ch’io ti voglio tanto bene. Domani, vedi, dovresti venir meco in un campo, che c’è delle zucche magnifiche e ne faremo una gran scorpacciata.

- E io ci verrò, rispose la ragazza. - E infatti di buon mattino uscì di casa e corse al campo. Ma il lupo questa volta non aveva aspettato le nove, e anch’esso assai di buon’ora si recò al campo per far un boccone della Marietta. Questa, quando lo vide di lontano, non sapendo come fuggire, fece un buco in una gran zucca e vi si appiattì entro. Intanto il lupo, che sentiva un odore di cristiano, va annasando le zucche, e non trova nulla. Mangia a crepapelle e poi s’accosta proprio a quella, entro cui era nascosta la Marietta, la quale, se adesso tremava a verga a verga, è inutile dirlo. Il lupo addenta la zucca e di galoppo la porta a casa della ragazza, e la butta entro per una finestra dicendo: Mariettina mia, Mariettina mia, guarda che bel presente ch’io t’ho recato. - La Mariettina era sgusciata fuori della zucca , e chiusa in fretta la finestra, dietro i vetri faceva le corna al lupo e gli diceva: Grazie, amico lupo; io ero appiattata nella zucca, e tu m’hai portata a casa anche. - Quando il lupo sente questo, per la stizza buttava la testa di qua e di là.

Una sera, mentre la Marietta era al focolare a scaldarsi, perchè fuori nevicava, sente un certo rumore che discende giù per la canna del camino. Sta in orecchi, e subito pensa: Questo è certo il lupo e viene per mangiarmi. - Piglia un paiolo, lo riempie d’acqua, e lo mette al fuoco. Intanto il lupo piano piano scende, spicca un salto e crede saltar addosso alla ragazza, e invece cade nell’acqua bollente e si cuoce. In questo modo la scaltra Marietta si liberò del nemico, e visse il resto di sua vita sicura e tranquilla.

Commento

Variante sul tema dei tre porcellini, qui rappresentati da tre ragazze, col lupo che non ricorre al soffio ma a una robusta spallata. Poco da dire a riguardo, è una storia che dovrebbe essere nota e chiara a sufficienza così come è.