Adriano - racconti e altro

Prezzemolina

Una volta c’era una donna che aveva un’unica figliuola. Questa poteva aver sett’anni, e ogni giorno, quando andava a scola, passava vicino ad un orto e si riempiva le tasche di prezzemolo, e poi lo mangiava. Per questo la chiamavano la Prezzemolina. L’orto era d’una strega. La strega s’accorse della fanciulla che le rubava il prezzemolo, e un giorno si nascose dietro una siepe per tenerla d’occhio e pigliarla. Infatti, l’innocente bambina, che non sapeva di far male, un dì viene all’orto e comincia a coglier del prezzemolo e a intascare. A un tratto esce dall’agguato la strega, piglia per un braccio la Prezzemolina e grida: Ah! ladroncella, t’ho colta finalmente. Converrà che tu ne paghi il fio. - La fanciulla, quasi morta di spavento, pregava la vecchia che le perdonasse, che non farebbe più. Ma la strega non si mosse a compassione, e tirò in casa sua la Prezzemolina con pensiero di vendicarsi poi a suo tempo. Intanto la ragazza, crescendo con gli anni, diventava di maravigliosa bellezza. Tanto più indispettita la brutta vecchia, un giorno chiama la Prezzemolina, e le dice: Prendi questo canestro, va al pozzo, e riportamelo pieno d’acqua. Se non lo fai, t’ammazzo. - Va la ragazza, tenta e ritenta, era fatica gettata, l’acqua usciva dal canestro. Disperata, s’appoggia al pozzo e piange dirottamente, quando ode una voce che la chiama: Prezzemolina, Prezzemolina, perchè piangi? - La giovane si volta, e vede un bel giovanetto, e gli domanda: Chi sei tu che mi conosci?

- Io sono il figlio della strega e mi chiamo Bensiabel. So ch’ella ti vuole morta a tutt’i costi, ma non riuscirà nel suo intento, te lo prometto. Dammi un bacio, e io ti riempio il canestro.

- No, che non ti do un bacio, sei figlio d’una strega.

- Ebbene, e io ti riempio pure il canestro.

E così fece. La ragazza rientra in casa con l’acqua e la strega per la rabbia diventò pallida pallida. Disse alla ragazza: Bensiabel ti ha aiutata, non è vero?

- No, - rispose Prezzemolina.

- Bene, bene, vedremo chi la vincerà.

Il giorno seguente la strega chiama la ragazza e le dice: Prendi questo sacco di grano, io esco per poco e, quando ritorno, voglio che tu abbia preparato il pane, e, se non fai quanto impongo, t’ammazzo. - Detto questo, esce di casa chiudendo a chiave l’uscio. La Prezzemolina si trovava nel maggior imbarazzo di questo mondo; doveva macinare il grano, fare il pane e cuocerlo, e tutto questo in brevissimo tempo. Cominciò, ma subito, accortasi ch’era tempo gettato, lasciò ogni cosa in un canto, e cominciò a piangere dirottamente. Viene Bensiabel e dice alla ragazza: Prezzemolina, Prezzemolina, non piangere, son qua io che ti voglio bene. Se tu mi dai un bacio, io fo il pane, e tu sei salva.

- No, che non ti do un bacio, - risponde Prezzemolina, - sei figlio d’una strega.

Pure Bensiabel fece il pane. Tornò la strega e vide il pane già fatto. Domandò alla ragazza: Tu hai visto Bensiabel, non è vero? e t’ha aiutata.

- No, - risponde Prezzzemolina.

- Bene, bene, vedremo chi la vincerà.

Il giorno seguente la strega chiama la ragazza e le dice: Vai dalla mia sorella, che sta nel tal paese ed ella ti darà una cassettina e tu recamela. Va e fa presto. - Il pensiero della crudele strega era di mandar la povera innocente a quella sua sorella, strega ancor più crudele, perchè se la mangiasse. Prezzemolina, senza sospettare che andava alla morte, si mette in via. Strada facendo incontra Bensiabel.

- Dove vai, Prezzemolina? - domanda Bensiabel.

- Vo dalla sorella della mia padrona, e la mi deve dare una cassettina.

- Ah! povera la mia ragazza, ti manda alla morte e tu ci vai senza saperlo. Dammi un bacio e io ti salvo.

- No, chè sei figlio d’una strega.

- Non conta, io ti voglio salva ugualmente, perchè t’amo più di me stesso. Prendi dunque quest’ampolla d’olio, questo pane, questa fune e questa scopa. Giunta che tu sia alla casa della strega, ungi con l’olio il catenaccio della porta, e getta il pane a un grosso mastino che ti verrà incontro. Andando innanzi, troverai una misera donna costretta ad attinger acqua da un pozzo con le trecce de’ suoi capelli, e tu donale la fune. In cucina poi troverai un’altra donna costretta a pulire il focolare con la lingua, e tu a questa regala la scopa. La cassettina sta sopra un armadio, pigliala in fretta, ed esci; se m’ascolti in tutto, tu non morrai, no.

Prezzemolina fece tutto quello che le disse Bensiabel. Fu nella casa della strega, prese la cassettina, e frettolosa uscì. La strega se n’accorse e, fattasi a una finestra, gridò: o tu, donna della cucina, ammazza quella ladra.

- No, chè m’ha regalata una scopa, mentre voi mi condannavate a pulire il focolare con la lingua.

- O tu, donna del pozzo, getta giù nell’acqua e annega quella ladra.

- No, chè mi ha regalata una fune, mentre voi mi condannavate ad attinger l’acqua con le trecce de’ miei capelli.

- Cane, divorala.

- No, chè m’ha dato del pane, mentre voi mi lasciavate morir di fame.

- Porta, chiuditi.

- Non posso, perchè questa giovane ha unto il catenaccio, mentre voi lo lasciavate asciutto e rugginoso, poverino.

Così la Prezzemolina potè fuggire di là. Corri e corri, giunse a una campagna, dove non si vedeva nessuno. Spinta da curiosità, apre la cassetta, ed ecco uscirne una frotta di diavoletti, che le saltano addosso. La giovane atterrita, non potendo liberarsi da quella furia, si mette a gridare: aiuto, aiuto; e piange. Viene Bensiabel, e le chiede un bacio se vuole che la liberi da quei diavoli. La giovane si rifiuta, e Bensiabel, senz’altro, ghermisce a uno a uno per il collo quei diavoletti, e li richiude nella cassetta. Prezzemolina segue il suo viaggio e arriva alla casa della padrona, e le consegna la cassetta. La strega, quando se la vede ancora innanzi, chè la faceva bella e spacciata, quasi si dispera per la stizza. - Non hai visto Bensiabel? - le domanda.

- No, - risponde la giovane.

- Bene, bene, - dice la strega, - io voglio vincerla. Ascolta; nella stìa ci sono tre galli; l’uno è rosso, l’altro nero e il terzo bianco. Questa notte, quando l’uno canta, tu mi devi saper dire qual’è. Guai se isbagli, ti mangio in un boccone. - È da notarsi qui che la stanza da letto della Prezzemolina era vicina a quella di Bensiabel. Viene la mezzanotte, e un gallo canta. Dice la strega: qual è il gallo che ha cantato? - Prezzemolina trema, perchè non lo sa, e dice sottovoce: Bensiabel, Bensiabel, dimmi qual è il gallo che ha cantato.

- Dammi un bacio e te lo dico.

- No.

- Ebbene, te lo dico ugualmente. Il gallo rosso ha cantato.

La strega, che vedeva tardar la giovane a rispondere, se l’era avvicinata e le gridava: Rispondi o t’ammazzo. - Prezzemolina dice: Il gallo rosso ha cantato. - E la strega, digrignando i denti, se ne va.

Poco dopo canta un altro gallo. - Qual è il gallo che ha cantato? - domanda la strega; e la giovane, suggerita da Bensiabel, risponde: Il gallo nero ha cantato. - Canta un altro, e la strega pronta fa la sua domanda. E la Prezzemolina si volge a Bensiabel per aiuto. Ma Bensiabel questa volta sta saldo, vuole il bacio a tutt’i costi. La giovane si rifiuta, e intanto si dispera perchè sente avvicinarsi la strega. - Bensiabel, Bensiabel, aiutami, ormai la strega m’è addosso, già apre la bocca per addentarmi. - Allora Bensiabel esce di camera, afferra per la gola la brutta vecchiaccia, e la strozza. Prezzemolina finalmente, vinta da tante prove d’affetto, dà la mano di sposa a Bensiabel, e con lui vive felice il resto de’ suoi giorni.

Commento

Tra le prove imposte alla protagonista troviamo un episodio che è un altro classico nelle fiabe europee: la fuga dalla casa della strega (o diavolo, o variazioni sul tema). Come vediamo anche in questa occasione, lo svolgimento è più o meno sempre lo stesso: di propria iniziativa o grazie al suggerimento dell’aiutante magico di turno, la protagonista compie vari atti di gentilezza nei confronti di abitanti e oggetti della casa della strega: ungere un catenaccio e nutrire un animale sono due dei più frequenti. Quando poi fuggirà, questi abitanti e oggetti si rifiuteranno di obbedire agli ordini della strega, dichiarando che sono stati trattati bene e non possono tradire la loro benefattrice. Ne approfittano anche per rinfacciare alla strega i maltrattamenti che invece ricevono sempre da lei. Possiamo considerarla una variante del solito inseguimento: invece di gettare dietro di sé oggetti per rallentare l’inseguitore, l’eroe neutralizza in anticipo i possibili ostacoli, usando la gentilezza.

Per il resto, la fiaba è abbastanza normale. Abbiamo una protagonista con un nome strano assegnato per ragioni altrettanto insolite; abbiamo l’aiutante magico che, per amore, permette alla protagonista di superare le prove altrimenti impossibili; abbiamo la sconfitta del cattivo e il lieto fine. A modo suo, la potremmo anche considerare una variante a generi invertiti della tipica storia in cui la figlia del nemico aiuta l’eroe a sconfiggere il nemico, perché è innamorata di lui (Medea che aiuta Giasone a superare le prove imposte dal padre Eeta, per esempio, oppure Suseri che aiuta Ōnamuchi a superare le prove imposte dal padre Susanoo, se preferiamo il Giappone). Qui è il figlio della nemica ad aiutare l’eroina, ma il risultato non cambia, incluso il matrimonio finale.