Panaumbe, Penaumbe, i pesci e gli insetti
C’erano Panaumbe e Penaumbe. Panaumbe scese fino alla spiaggia, si accovacciò sulla sabbia, si alzò i vestiti e, voltando la schiena al mare, aprì il suo ano dilatandolo il più possibile. Allora tutte le balene e i salmoni e gli altri pesci buoni, sia grandi che piccoli, pensarono che fosse una bella caverna tra le rocce. Nuotarono tutti in quella direzione e si affollarono al suo interno. Panaumbe ne fu molto contento. Quando l’interno fu pieno a sufficienza, chiuse il suo ano e corse a casa. Quando fu arrivato a casa, chiuse la porta e la finestra. Allora aprì di nuovo il suo ano e lasciò uscire tutte le balene e i salmoni e gli altri pesci buoni, sia grandi che piccoli, così che l’intera casa ne fu piena. Non potevano fuggire nuotando, perché la porta e la finestra erano chiuse. Così Panaumbe li catturò tutti. Alcuni li mangiò e altri li vendette. Così divenne un uomo molto ricco.
Allora Penaumbe scese da lui e parlò così: «Tu eri povero, prima. Adesso sei molto ricco. Come hai fatto a diventare così ricco?» Così, quando Panaumbe ebbe raccontato a Penaumbe come fosse diventato ricco, Penaumbe disse: «Lo sapevo già». Con queste parole, pisciò contro l’ingresso e uscì, andando giù verso il mare. Allora fece come Panaumbe gli aveva detto e aprì il suo ano dilatandolo il più possibile verso il mare. Poi sentì tutte le balene e i salmoni e gli altri pesci buoni, sia grandi che piccoli, che vi si affollavano dentro. Quando il suo interno fu pieno a sufficienza, chiuse il suo ano e corse a casa molto in fretta. Quando fu arrivato a casa, chiuse la porta e la finestra e tappò anche le più piccole fessure. Poi aprì di nuovo il suo ano e lasciò uscire tutte le balene e i salmoni e gli altri pesci buoni, sia grandi che piccoli, così che l’intera casa ne fu piena. Ma quando furono usciti tutti, quelle cose che gli erano sembrate balene, salmoni e ogni tipo di pesce, in realtà erano vespe e mosconi e ragni e millepiedi, e altri insetti velenosi, che lo punsero crudelmente. Non potevano uscire, perché Penaumbe aveva chiuso la finestra e la porta, e tappato anche le più piccole fessure. Così Penaumbe fu punto a morte dalle vespe e i millepiedi e gli altri insetti velenosi che erano tornati a casa al suo interno.
(Trascritta a memoria. Raccontata da Kannariki nel giugno 1886.)