Adriano - racconti e altro

Gambara

C’era una volta un re, che aveva perduto un anello di gran prezzo. Cerca di qua, cerca di là, non si trova. Onde mette fuori un bando che se un qualche astrologo gli sa dire dove può essere, avrà una buona ricompensa. Un povero contadino, chiamato Gámbara, aveva sentito del bando. Non sapeva nè leggere nè scrivere ed era poverissimo, e si mise in capo di voler essere egli l’astrologo che trovasse l’anello del re. Si mette dunque in cammino e giunge alla città e si presenta al re, al quale dice: Sappia la maestà vostra ch’io sono un astrologo, sebbene mi vede in così povero arnese. So d’un vostro anello ch’avete perduto, e io m’ingegnerò, studiando, di sapere dove si trova.

- Va bene, - disse il re, - e quando l’avrai trovato, che ti dovrò dar io in ricompensa?

- Questa stia nella vostra discrezione, maestà.

- Va pure, studia, e vedremo che astrologo tu ci riesci.

Fu condotto in una stanza, nella quale doveva star rinchiuso a studiare. Nella stanza non c’era che un letto e un tavolo e su questo un gran libraccio, e penna, carta e calamaio. Gámbara si mise a sedere al tavolo e non faceva che scartabellare il librone e scarabocchiare la carta, di forma che i servi, che gli portavano là entro da mangiare, lo avevano in concetto di grand’uomo. Erano stati essi i ladri dell’anello, e dalle occhiate severe, che il contadino lor dava ogni volta ch’entravano, cominciarono a temere d’essere scoperti. Le riverenze che gli facevano erano infinite e non aprivano bocca senza chiamarlo: Signor astrologo. Gámbara, che, se non era letterato, però, come contadino, era malizioso, subito s’immaginò che i servi dovessero sapere dell’anello, ed ecco come venne a confermare il suo sospetto. Già da un mese trovavasi chiuso nella stanza scartabellando il suo librone e scarabocchiando, quando venne a trovarlo la moglie. Egli le disse: Nasconditi sotto il letto, e quando viene un servo, tu di’: e uno; quando ne viene un altro, e tu di’: e due; e così via. – La donna si nasconde. Vengono i servi col pranzo e, appena entrato il primo, la voce di sotto il letto dice: e uno; entra il secondo, e la voce: e due; e così di seguito. Rimasero sbigottiti i servi all’udire quella voce, chè non sapevano d’onde uscisse, e si ristrinsero insieme. Uno disse: Ormai siamo scoperti; se l’astrologo ci accusa al re come ladri, siamo spacciati.

- Sapete che dobbiamo fare? - dice un altro.

- Sentiamo.

- Dobbiamo presentarci al signor astrologo, e contargli pianamente che siamo noi i ladri dell’anello, e pregarlo che non ci tradisca, e gli regaleremo una borsa di danaro. Siete contenti?

- Contentissimi.

E così di concordia se n’andarono dall’astrologo e, fattogli un inchino maggiore de’ soliti, l’uno di loro cominciò a dire: Signor astrologo, voi vi siete ormai accorto che fummo noi i ladri dell’anello. Noi siamo povera gente, e se ne parlate al re, siam perduti. Sicchè vi preghiamo di non tradirci e abbiate questa borsa d’oro.

Gámbara prese la borsa e poi aggiunse: Io non vi tradirò, ma voi dovete fare quanto vi dico, se volete salva la vita. Prendete l’anello e fatelo inghiottire a quel tacchino ch’è laggiù nel cortile, e poi lasciate a me il resto. I servi furono contenti di far così, e fatta una grande riverenza se n’andarono. Il giorno dopo Gámbara si presenta al re e gli dice: Sappia la maestà vostra, che io, dopo d’aver sudato più d’un mese, son venuto a sapere dov’è l’anello smarrito.

- Dov’è dunque? - domanda il re.

- Un tacchino se l’è inghiottito.

- Un tacchino? bene, vediamo.

Si va per il tacchino, si sventra, e gli si trova nelle viscere l’anello. Il re, meravigliato, dà una gran borsa di danaro all’astrologo, e lo invita a un pranzo. Al pranzo c’erano conti, marchesi, principi, baroni, in somma tutti i grandi del regno. Fra le altre pietanze fu recato in tavola n piatto di gamberi. Bisogna che i gamberi allora fossero cosa ben rara, perchè solo il re e pochi altri sapevano il loro nome. Voltosi al contadino, il re gli disse: Tu, che sei astrologo, dovresti sapermi dire come si chiamano questi che son qui su questo piatto. - Il povero astrologo era ben impacciato e, quasi parlando a sè, ma in modo che gli altri lo sentirono, brontolò: Ah! Gámbara, Gámbara, dove sei giunto! - Tutti che non sapevano ch’egli aveva nome Gámbara, si alzarono e lo acclamarono il più grande astrologo che ci fosse al mondo. E si fece un gran pasto e un gran pastone e a me han gettato un osso in un gallone.

Commento

Versione breve della storia del falso indovino, che risolve i misteri per pura fortuna. Qui troviamo solo due incidenti: nel primo il protagonista ottiene il successo grazie all’astuzia, mentre nel secondo è pura coincidenza. In altre storie di questo tipo gli incidenti possono essere più numerosi e di solito sono quasi tutti risolti grazie al puro caso o a coincidenze varie, come qui avviene nell’episodio dei gamberi. Nel complesso è una storia per divertire, col solito campagnolo che in un qualche modo riesce ad arricchirsi e raggiungere il successo, beffando i suoi superiori nella scala sociale.