La rana
Una volta c’era una donna la quale aveva tre figliuoli; questi lavoravano la terra ed erano abbastanza agiati, secondo contadini. Un giorno dicono alla madre che vogliono prender moglie. E la donna rispose: Fate come vi piace, però guardate che le vostre mogli siano buone massaie di casa. E perchè ne siate certi, prendete queste tre matasse di lino e portatelo loro a filare; quella che lo filerà meglio, io le vorrò più bene che alle altre.
I due maggiori, che già avevano le amanti, pigliarono il lino e lo portarono loro a filare. Ma il più giovane, che non aveva ancor parlato con alcuna ragazza, era assai impacciato. Andò da questa, andò da quella, e tutte gli ridevano in faccia e lo canzonavano sentendo del lino. Allora egli, disperato, sedette sulla riva d’un fosso e cominciò a piangere. Ed ecco salta sulla riva una rana e gli domanda perchè piange. Il giovane conta ad essa la sua disgrazia. La rana dice: Non piangere per questo; se lo dai a me il lino, io te lo filo in modo che sarai contento. - E così detto, glielo toglie di mano e si rituffa nell’acqua.
Intanto passano i giorni e la madre vuol vedere il lavoro delle ragazze. I giovani vanno per esso, ma qui comincia l’imbarazzo del minore. Va al fosso, siede sulla riva e piange. La rana esce dall’acqua e gli dice: To’, il lino è filato. - Il giovane, contento come si può credere, piglia il lino e lo porta alla madre, la quale, veduto questo, lo proclama il più bel filato che siasi mai veduto. Poi dice ai figli: Non basta, figli miei; io desidero un’altra prova dalle vostre spose. In casa ci sono nati tre cagnolini. Prendetene uno per ciascheduno e recatelo alle vostre amanti. Quella che meglio lo alleverà, io le vorrò più bene.
I giovani partono. Il minore, ancora impacciato, va al fosso e si mette a piangere. La rana esce e gli domanda: Perchè piangi? - Ed egli conta tutto.
- Dàllo a me il cagnolino e io lo alleverò in modo che rimarrai contento. - E, perchè il giovane esitava, essa glielo toglie di mano, e si tuffa nell’acqua. Passano i giorni e i mesi, e la madre vuol vedere i cagnolini come furono allevati dalle ragazze. I due figli maggiori vanno e tornano con due grossi mastini, tanto fieri, che s’avventavano addosso a chi solo li guardava. Il più giovane, come al solito, va al fosso e chiama la sua rana che lo aiuti. La rana si fa sulla riva e gli dà in mano il più grazioso cagnolino che si vedesse mai. Saltellava, faceva vezzi e ubbidiva ai cenni, come avesse intendimento umano. Il giovane, tutto contento, lo porta alla madre, la quale, appena lo vede, dice: Ecco il più bel cagnolino ch’io abbia mai visto. Tu sei fortunato, figlio mio. Hai trovato la perla delle spose. Adesso pigliate queste tre camicie, portatele a cucire alle vostre giovani, e quella che cucirà meglio la sua, io le vorrò più bene che alle altre.
Partono i giovani, e anche questa volta la camicia cucita dalla rana è la più bella. Allora la madre disse: Adesso che tutte le prove son fatte, andate pure e conducete le vostre spose a casa mia, chè si faranno le nozze.
Immaginatevi come dovesse rimanere il giovane. Dove aveva egli a cercarsi la sposa? La rana poteva questa volta aiutarlo? A testa bassa e mesto venne a sedersi al solito fosso. La rana, che di sott’acqua lo vide, uscì sulla riva e gli domandò: Cos’hai che sei così turbato? - Il giovane conta tutto, e allora la rana dice: Vuoi me per moglie? - Ed egli: Che ho da farne io di te?
- In somma, mi vuoi o mi rifiuti?
- Io nè ti voglio nè ti rifiuto.
La rana scomparisce; ed ecco sulla strada una carrozzina, tirata da due cavallini bellissimi. La rana si fa allo sportello e dice al giovane: Ora seguimi. - Egli la segue. Poco dopo nella via s’abbattono a tre streghe; l’una era cieca, l’altra gobba e la terza aveva una spina che le attraversava la gola. Le tre streghe, come videro la carrozzina ed entro seduta pomposamente la rana, diedero in una così allegra risata, che la cieca, spalancando gli occhi, acquistò il vedere; la gobba, ravvoltolandosi per terra, si trovò diritta come un fuso; e alla terza la spina uscì dalla gola. Trovatesi così guarite dai loro mali, pensarono di rimeritare la rana del bene, che, senza saperlo, aveva lor fatto. La prima battè con la sua bacchetta magica, ed ecco la rana diventare la più bella giovane che si possa mai immaginare. La seconda battè pur la bacchetta magica, ed ecco la carrozzina e i cavallini da piccini ch’erano come un giocattolo diventar grandi come si vedon dapertutto, e così il cocchiere a cassetto. La terza da ultimo batte la sua bacchetta, ed ecco una borsa di danaro in mano della bella ragazza. Fatto questo, si partono di là. Allora la ragazza si fa allo sportello e chiama il giovane. Questi entra in carrozza e si conduce a casa sua. La madre, al vedere i due sposi così belli e con un equipaggio da gran signori, rimase a bocca aperta. Andò loro incontro, li abbracciò e baciò e, proclamando questa la più valente e bella delle tre spose, fece un bel pasto e un bel pastone, e a me ch’era sotto la tavola non han pur dato un boccone.
Commento
Abbiamo qui il motivo della sposa soprannaturale migliore delle spose normali, che troviamo anche in una fiaba raccolta da Frobenius nel Kordofan e presentata col titolo “La ghirda” nella raccolta Fiabe del Kordofan. In quel caso, il terzo principe ottiene una scimmia per sposa dopo aver messo in gioco la scelta di una moglie in una gara curiosa di lancio del giavellotto, ma per sua fortuna la scimmia è in realtà una principessa dei Jinn in incognito. Basterà così bruciare la pelle di scimmia con cui si era travestita e il problema sarà risolto.
Nella fiaba qui presente, invece, la rana è una rana e saranno tre streghe di passaggio a trasformarla in una ragazza; non che fosse di partenza una rana normale, d’accordo, ma non sappiamo di preciso che tipo di creatura magica dovesse rappresentare. Magari una parente della ninfa acquatica che è moglie di Khamis nella versione osseta dell’epopea dei Narti, una creatura soprannaturale figlia di Donbettir, dio delle acque, che di giorno era una piccola rana e di notte una donna umana.