L’uomo che sposo' la dea orso
C’era un villaggio molto popolato. Era un villaggio che aveva sia abbondanza di pesce che abbondanza di cacciagione. Era un posto dove non c’era mancanza di alcun tipo di cibo. Tuttavia, un tempo, venne una carestia. Non c’era cibo, né cacciagione, né pesce, niente di niente da mangiare; c’era una carestia. Così in quel villaggio popoloso morirono tutti.
Ora, il capo del villaggio era un uomo che aveva due figli, un ragazzo e una ragazza. Dopo un certo tempo, soltanto quei due bambini rimasero vivi. Ora, la ragazza era la più vecchia dei due e il ragazzo era il più giovane. La ragazza parlò così: «Per quanto riguarda me, non importa anche se io muoio, perché sono una ragazza. Ma tu, che sei un ragazzo, puoi, se vuoi, ricevere l’eredità di nostro padre. Quindi tu dovresti prendere con te quelle cose, usarle per comprare cibo, mangiare e sopravvivere.» Così parlò la ragazza, e prese una borsa fatta di stoffa e la diede a lui.
Allora il ragazzo uscì sulla sabbia e camminò lungo la riva del mare. Dopo aver camminato sulla sabbia per molto tempo, vide una bella casetta un poco nell’entroterra. Lì vicino giaceva la carcassa di una grande balena. Il ragazzo raggiunse la casa e, dopo un certo tempo, entrò. Guardandosi attorno, vide un uomo dall’aspetto divino. Anche la moglie dell’uomo assomigliava a una dea, ed era vestita interamente di stoffa nera. L’uomo era vestito interamente di stoffa maculata. Il ragazzo entrò e si fermò accanto alla porta. L’uomo gli disse: «Benvenuto a te, da qualunque parte tu possa essere venuto.» In seguito fu bollita molta carne di balena e fu offerta anche al ragazzo. Ma la donna non guardava mai verso di lui. Poi il ragazzo uscì e prese la sua sacca, che aveva lasciato fuori. Portò dentro la borsa fatta di stoffa, che gli era stata data dalla sorella, e l’aprì. Tirando fuori e guardando le cose che vi erano dentro, si scoprì che erano tesori molto preziosi. «Ti darò questi tesori come pagamento per il cibo,» disse il ragazzo, e li diede a quel padrone di casa dall’aria divina. Il dio, dopo averli guardati, disse: «Sono tesori molto belli». Disse ancora: «Non avevi bisogno di pagarmi per il cibo. Ma io prenderò questi tuoi tesori, li porterò alla mia [altra] casa e ti porterò i miei tesori in cambio di questi. Per quanto riguarda questa carne di balena, puoi mangiarne quanta ne vuoi, senza pagare.» Dopo aver detto questo, uscì coi tesori del ragazzo.
Allora il ragazzo e la donna rimasero insieme. Dopo un certo tempo, la donna si girò verso il ragazzo e disse: «Ragazzo! Ascolta quello che ti dico. Io sono la dea orso. Questo mio marito è il dio drago. Non c’è nessuno così geloso come lui. Per questo non ho guardato verso di te, perché sapevo che sarebbe stato geloso se io avessi guardato verso di te. Questi tuoi tesori sono tesori che neppure gli dèi possiedono. È perché è contento di averli ottenuti che li ha portati con sé per falsificarli e portarti tesori finti. Così, quando ti avrà portato quei tesori e te li mostrerà, tu gli dovrai parlare così: “Non abbiamo bisogno di scambiarci i tesori. Voglio comprare la donna!” Se parlerai così, lui andrà via arrabbiato, perché è un uomo così geloso. Allora poi ci potremo sposare tra di noi, che sarà molto piacevole. Questo è ciò che devi dire.» Questo è ciò che la donna disse.
Allora, dopo un certo tempo, l’uomo dall’aspetto divino tornò indietro sorridendo. Tornò portando due gruppi di tesori: i tesori che erano tesori e i suoi tesori. Il dio parlò così: «Tu, ragazzo! Dato che ho portato i tesori che sono i tuoi tesori, sarà bene scambiarli coi miei tesori.» Il ragazzo parlò così: «Benché mi piacerebbe anche avere tesori, voglio tua moglie più di quanto voglio i tesori; così, per favore, dammi tua moglie invece dei tesori.» Così parlò il ragazzo.
Aveva appena fatto in tempo a pronunciare queste parole, quando fu stordito da uno schiocco di tuono sopra la casa. Guardandosi attorno, la casa era sparita, e soltanto lui e la dea erano rimasti assieme. Riprese i sensi. Anche i tesori erano lì. Allora la donna parlò così: «Quello che è successo è che mio marito drago se n’è andato arrabbiato e per questo ha fatto quel rumore, perché io e te vogliamo essere assieme. Adesso possiamo vivere assieme.» Così parlò la dea. In seguito vissero assieme. Ecco perché l’orso è una creatura per metà simile a un essere umano.
(Tradotta letteralmente. Raccontata da Ishanashte il 9 novembre 1886.)
Commento
Ecco un’altra storia di amori tra umani e animali, o tra umani e kamui, a seconda del punto di vista. L’idea che gli ainu abbiano un orso tra i propri antenati, oppure che discendano direttamente dagli orsi, compare anche in altre storie riferite da Batchelor e lui amava molto interpretarle come una testimonianza di totemismo. Il totemismo andava molto di moda, ai suoi tempi. Un esempio è il racconto che troviamo in The Ainu and their folk-lore, pagg. 8-10, dove una vedova riceve una notte una visita da un misterioso straniero vestito di nero, che provvede a “donarle” un figlio. Un uomo vestito di nero è la classica forma che gli orsi assumono quando si presentano come esseri umani tra gli ainu: nel caso di questa storia, poi, è lo straniero stesso a dichiarare di essere un orso, giusto per evitare ogni possibile dubbio.
L’abbinamento di drago e tuono ritornerà anche altrove e non è strano: è più o meno un tratto caratteristico dell’estremo oriente quello di collegare tuoni, temporali e draghi. Non che sia limitato a quella zona, ovvio, ma la civiltà cinese e i suoi draghi che portano la pioggia dalle nuvole ha contribuito a diffondere nei paesi circostanti questa idea, fino rendere quasi inevitabile nell’Asia dell’est l’immagine del drago che porta la pioggia.
Troviamo infine un tradizionale motivo delle fiabe: quando ti offrono una ricompensa, rifiuta le ricchezze e i doni più appariscenti, ma chiedi qualcosa che forse non è così sfavillante alla vista, ma ha un valore molto più grande di tutto il resto. Qui il premio da chiedere è la donna, che in effetti può valere molto più di qualche oggetto prezioso, soprattutto se sei l’ultimo sopravvissuto della tua gente e desideri avere qualche discendente.