Adriano - racconti e altro

Il contadino scaltro

C’era una volta un ricco campagnolo così sciocco che moveva tutti a riso. Vicino a lui abitava un contadino, proprio il rovescio, scaltro tanto ch’avrebbe vinto in malizia il diavolo stesso. Un giorno il ricco campagnolo andò alla casa del vicino e vide in una gabbia una lepre viva. Maravigliato di questa novità, domanda al contadino: Che fai tu di questa lepre?

Risponde l’altro: Oh! se sapeste com’è valente questa lepre.

- Che valentìa può avere un bestia così timida?

- Sentite dunque. Io ogni mattina lascio andar libera alla campagna la lepre, ed essa poco dopo mi torna a casa con dieci e più lepri, che col mio bravo fucile, appostato dietro la porta, uccido a una a una con tutto mio comodo.

- Di’ tu davvero? - domanda lo sciocco campagnolo.

- Se dico davvero? Volete ch’io vi conti una cosa per un’altra?

- Oh! che brava lepre. E non potresti vendermela tu?

- Piano col venderla, signor mio. Sappiate che in questi anni la vita costa cara, e questa lepre la m’è veramente una manna.

- Ma io te la pagherei assai bene, se tu me la cedessi.

- Sentite, - ripigliò il furbo del contadino, - perchè siete voi, voglio anche cedervi la mia brava lepre. Ma a questo patto solo che voi mi diate in contraccambio venti bifolche di terreno.

- Sei pazzo? Venti bifolche di terreno? Te ne darò dieci; sei contento?

- Nè anche se me ne deste diciannove, m’appagherei; o mi date venti bifolche di terreno, o mi tengo la mia lepre.

- Bene, bene, dammela, e io ti do quanto domandi. Stretto il contratto, il campagnolo si prende la lepre e torna a casa sua. Conta alla moglie del bell’acquisto fatto; ed ella, ch’aveva più sale in zucca che non il marito, comincia a dargli dello sciocco e che s’era lasciato corbellare da una volpe fina. - Taci, moglie mia, tu non sai le virtù di questa bestia. La vedrai domattina al lavoro.

Viene il mattino, e il balordo lascia andar la lepre alla campagna. Aspetta che torni, ma poteva aspettare fino al giorno del giudizio, chè quella di certo non tornava. S’accorge allora d’essere stato gabbato dal contadino, e vuole vendicarsi. Piglia un bastone ben grosso, e va a trovarlo per dargli una lezione che se ne ricordi.

Il contadino, che già se l’aspettava, stando alla finestra, lo vede di lontano, e senz’indugio toglie giù dal focolare la pentola della carne che bolliva, e la pone nel mezzo della cucina, quindi copre con cenere il fuoco, così che pareva del tutto spento. Aveva appena terminato di far questo, ed ecco entrar furibondo il campagnolo col bastone alzato. - Ah! birbone, - grida entrando, - tu m’hai corbellato; t’insegnerò io a deridere i miei pari... ma cos’è mai questa pentola in mezzo della cucina?

- Oh! se ne sapeste la virtù, - rispose franco il contadino.

- Che virtù può avere una pentola? - domandò, maravigliato, il campagnolo.

- Ah! che virtù? Volete ch’io ve la dica o no? Ebbene, sappiate che con essa, senza bisogno di fuoco, fo cuocere la carne; se non lo credete, guardate pure.

Il campagnolo s’abbassa, alza il coperchio e vede che la pentola bolliva, per cui, maravigliato, dice al contadino: Vuoi vendermela questa pentola?

- Io sì ve la vendo, purchè mi diate in cambio venti bifolche di terreno.

- Venti bifolche di terreno? Ma ti pare? Te ne darò dieci; via, sii discreto.

- Nè anche se fossero diciannove.

- Or bene, abbiti pure le venti, e dammi la pentola.

Stretto il contratto, contento come una pasqua, torna a casa; e appena la moglie sa del bell’affare conchiuso dallo sciocco marito, comincia a tempestarlo con mille rimbrotti e improperi. Ma quello sempre cheto com’olio, solo rispondeva: Vedrai domani, moglie mia, che pentola ell’è questa.

Viene l’indomani, e la pentola con entro la carne è messa dal campagnolo nel mezzo della cucina, e aspetta pure che levi il bollore, che poteva aspettare. Vedutosi per la seconda volta gabbato, dà di piglio ad un grosso bastone, e va difilato alla casa del contadino per vendicarsi. Ma l’astuto se ne stava alla vedetta, e come prima vide venire il povero merlotto, chiama a sè la moglie e le dice: tu farai così e così. - Poi, presa una vescica piena di sangue di maiale, gliela nasconde nel seno. Aveva appena fatto questo, che entra infuriato il campagnolo. - Ah! ladro, assassino, mentitore, ti darò io le venti bifolche. - Il contadino non perdette tempo, e senz’attendere che l’altro calasse giù il bastone, s’avventa con un coltello alla moglie e la colpisce nel seno, per cui ella cade stramazzoni per terra e versa sangue in copia dalla larga ferita.

- Ah! sciagurato, che hai fatto? - grida il campagnolo.

- Voi vedete cos’ho fatto. Non la poteva più tollerare, chè ell’era una borbottona da far impazzire un santo.

- E adesso che avverrà di te? ti piglieranno e t’impiccheranno.

- Non temete per questo, chè s’io ho fatto il male, so porci anche il riparo.

- Che intendi tu dire?

- State a vedere.

Ciò detto, si toglie di tasca uno zufolino, e zufola e zufola; la moglie si leva in piedi, ed è già risuscitata.

Il campagnolo era lì a guardare con la bocca aperta, e gli pareva un sogno; poi dice: Ma com’hai fatto?

- Non avete veduto? - risponde il contadino; questo zufolino ha la virtù di far risuscitare i morti.

Il merlotto, caduto una terza volta nel laccio, dice: Vuoi tu vendermelo quel zufolino? Ti do venti bifolche di terreno, e son le ultime ch’ormai mi restino.

- Ebbene, toglietevelo.

Arcicontento del bel contratto, il campagnolo va a casa e mostra alla moglie il maraviglioso acquisto. La donna, quasi fuori di sè per la rabbia, comincia a gridare: Ah! marito balordo, ecco a che ti sei ridotto per la tua buaggine. Ormai non ci resta più nulla, e tu zufola ora, che mangerai. - Il campagnolo, non volendo più a lungo sopportare le rampogne della moglie, piglia un coltello, e glielo caccia in seno. La poveretta manda un grido e cade a terra morta in un lago di sangue. E il balordo allora dà fiato al suo zufolo, e zufola e zufola fino a perdere l’ugola, ma potè zufolare, chè la moglie non risuscitò più.

Commento

Altra storia che sa di rivalsa popolare, col contadino povero che truffa il contadino ricco e gli porta via tutto. La sequenza di imbrogli è in linea con quella che troviamo in molte altre fiabe europee e non, costruite sullo stesso modello, fino alla conclusione alquanto crudele. Considerato che in altre storie simili il contadino truffatore riesce a far morire molta più gente con la sua truffa finale, possiamo dire che tutto sommato la violenza qui non è eccessiva, nonostante la moglie accoppata.