Adriano - racconti e altro

La giovane accorta

C’era una volta un pescatore e non gettava rete che pigliasse solo un pesciolino. Onde viveva miseramente; e la moglie e una sua figliuola brontolavano di continuo. Un giorno era già in tavola la polenta, e loro conveniva mangiarla senza companatico, perchè pesci non se n’era presi. La giovane, mezzo adirata, malediceva la propria sorte. Il padre, che le voleva bene, disse: Sta cheta, andrò a gettar le reti un’altra volta e se piglierò un qualche pesce, lo friggeremo e lo mangeremo con la polenta. - Rispose la figlia: Va pure, che il ciel ti benedica. - Il pescatore piglia la rete e va al fiume. La getta e poco dopo tirandola su, sente un gran peso. Tira e tira; quando la rete è a terra, vede in essa un mortaio d’oro. Tutt’allegro lo porta a casa e mostra alle donne. La figlia dice: Che vuoi fare d’un mortaio d’oro? Quello sì che ci cava la fame; del pesce ci voleva. - E il pescatore ripiglia: Ma non sai che, se io lo porto al re e gliene fo un presente, avrò una bella ricompensa?

- Va pure, ma io son certa che il re ti dirà: Che vuoi ch’io ne faccia d’un mortaio, se non c’è il pestello?

Il pescatore andò dal re e, come fu alla sua presenza, gli porse il mortaio d’oro. Il re adirato disse: Sciocco che sei, che vuoi ne faccia io del tuo mortaio, se non c’è il pestello? - Il pover’uomo rimase annichilato, poi grattandosi un orecchio, brontolò: Me l’aveva ben detto la figlia! - Il re, che lo sente brontolare, gli disse: Che vai brontolando adesso?

- Dicevo tra me che aveva ben ragione la mia figliuola. Non voleva che ci venissi, chè già voi m’avreste risposto così.

Il re disse: È ben brava questa tua figliuola, se indovina quello che un altro risponderà. Però io voglio provarla ancora. Fa ch’ella mi rechi dell’insalata ahimè! Se non la mi ubbidisce, ricordale che ne va della sua vita e della tua.

Il povero pescatore se n’andò con la testa bassa, tenendosi perduto. Tornato a casa, la ragazza, che gli vede ancor in mano il mortaio, dice: Non ve l’aveva detto io che non ci andaste, ch’era tempo perduto?

- Taci, figlia mia, - risponde il padre, - tu hai avuto ragione, e io fui balordo a non ascoltarti. Ma c’è peggio adesso, - e qui contò singhiozzando degli ordini del re e delle sue minacce. La ragazza, senza punto turbarsi, disse: Non vedo ragione d’aver paura per questo. Fate com’io vi dico. Andate nell’orto a cogliere dell’insalata, e poi lasciate fare a me, chè mi caverò bene dall’impaccio. - Venne l’insalata e la giovane la mise in un tovagliuolo e poi tra foglia e foglia ci sparse parecchi aghi. Fatto questo se n’andò dal re. Quando fu alla sua presenza, disse: Eccovi l’insalata ahimè! - Il re fece che aprisse il tovagliuolo, vide e toccò l’insalata e si punse, e senza nè anche pensarci, si lasciò scappare un ahimè! Subito torna in sè e, volto alla ragazza, disse: Ah! tu sei ben furba, proprio questa è l’insalata ahimè! e tu l’hai indovinata. Però non mi scapperai. Senti: Tu devi domani venire alla mia presenza nè nuda nè vestita, nè per vie nè per sentieri, nè a piedi nè a cavallo, e stando nè fuori nè dentro del mio palazzo. Se non fai così, ne va della tua vita e di tuo padre.

La giovane non diede segno di sbigottirsi e, fatto un inchino, se n’andò. Tornata a casa, conta la faccenda, e il pescatore, come disperato, grida: Mia figlia è perduta, mia figlia è perduta. - Ed ella sorridendo gli disse: Non vi disperate, padre mio, chè non c’è ragione. Lasciate fare a me, e vedrete che mi leverò ancora d’imbroglio. - Il padre alquanto si racchetò. Venuto il giorno seguente, la ragazza si sveste e si mette addosso una rete, poi esce e, pigliata a prestito una pecora da un vicino, monta cavalcioni di quella, e s’avvia. Così si presenta al re, in modo però che la pecora fosse per metà di qua della soglia e per metà di là, e qui si ferma. Quando il re la vede, disse: Che vuol dir questa cosa? - Risponde la giovane: Vuol dire ch’io v’ho ubbidito al meglio che ho potuto. Come voi vedete, io non sono nuda e pure non mi si può dir vestita; non posi piè a terra e pur non venni a cavallo perchè questa è una pecora che io mi sappia, non toccai nè strada nè sentiero, e qui io non sono nè dentro nè fuori della vostra stanza. - Il re, udita tanta eloquenza, cominciò a ridere e disse alla ragazza: Va pure, chè n’ho abbastanza; m’hai vinto. Tu sarai mia sposa, e tuo padre lo farò de’ grandi del mio regno. E così fu.

Commento

Il motivo del sovrano che sfida una ragazza in una gara di saggezza (per valori molto dubbi di saggezza, ma in un qualche modo la dobbiamo pure chiamare), ponendole enigmi che dovrà risolvere o sfide da superare, è presente in molte fiabe in giro per l’Eurasia. A volte non è un sovrano, ma un qualche signorotto locale: il risultato però non cambia, né la trama generale della storia. L’enigma del presentarsi né nuda né vestita e così via, in particolare, lo troviamo quasi sempre e quasi sempre è risolto allo stesso modo. Si potrebbe commentare sulla facilità con cui questi re si divertono a promettere morte a destra e a manca, a seconda dei capricci del momento, ma soprassediamo.